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irgio ([personal profile] irgio) wrote2021-02-17 09:20 pm

Come avere il sole sulla pelle

 
  • Storia scritta per la seconda settimana del COWT11;
  • M3 - Pioggia/Sereno
  • Parole: 2161
  • SnK - Levi/Petra

 

 

 

 

Come avere il sole sulla pelle

 

 

 

 

 

Petra ha i capelli del colore del miele e gli occhi dorati e lucidi, un visto tondo e grazioso e il corpo esile di chi sembra inadatta a generare figli e a sollevare qualcosa di più pesante di un fiore. Levi la squadra con biasimo la prima volta che si incontrano e la dimentica subito dopo - i volti, i nomi, i ricordi sono una cosa che non gli appartiene, fa fatica a tenere a mente dettagli piccoli e poco significativi; analizza quelli necessari, li fissa, e gli altri li lascia scivolare via. È incredibile che un uomo che non ricorda il nome della propria assistente - la stessa donna che si occupa delle sue incombenze, devo suoi programmi, dei suoi rapporti e del suo caffè da due anni a quella parte - riesca poi a essere dotato di un’attenzione e di una precisione millimetrica in battaglia. 

 

Petra è graziosa, con i modi di fare un po’ timidi e impacciati di chi ha appena preso la divisa e vive nell’ansia di sbagliare. Levi la vede di nuovo, probabilmente per la quarta o la decima volta, la mattina in cui si presenta nel suo ufficio con Erwin e gli viene notificato che avrà una nuova assistente - quella vecchia era scomparsa.

- Il soldato semplice Rall è la tua nuova assistente - gli dice semplicemente, senza presentarli, senza aspettarsi una replica o una protesta, come se si conoscessero da anni. Erwin non è un tipo dedito alle cerimonie, alle formalità; Levi è pratico e di poche parole, non ci fa neanche caso. Rimane solo infastidito a fissare la porta per un secondo, le sopracciglia contratte, i capelli che gli sfiorano la pelle bianca della fronte.

Si dimentica quasi del sottoposto, finché alla donna non scappa un colpo di tosse

- Soldato semplice Petra Rall, Signore - gli dice tutto di un fiato, con le braccia stese dritte contro il dorso e la schiena china in un inchino. I capelli le oscillano attorno al viso e è davvero graziosa. Un qualsiasi altro uomo se ne sarebbe accorto. 

Levi annuisce e poi torna alle sue carte

 

Petra ha un sorriso enorme, con un incisivo appena un po’ sbeccato. Levi pensa distrattamente che abbia un modo di sorridere davvero stupido.

 

 

 

*

 

 

 

Levi ha i capelli nerissimi e la faccia perennemente imbronciata, un po’ come quella di un gatto a cui si è pestata la coda. È alto - basso - quasi la metà dei suoi commilitoni e commina tra tutti come un gigante tra gli uomini. 

Levi incute un terrore quasi viscerale in chi lo conosce e lo teme, tra chi è a conoscenza delle sue imprese, anche solo per sentito dire. Non è bello, né distinto come Erwin; non è affabile o genialmente pazzo come Hanji; è un uomo basso e dalla faccia losca, dotato di un’incredibile abilità nelle manovre tridimensionali. Levi si libra in aria come una libellula e altrettanto repentinamente si contorce a mezz’aria e fa mulinare le lame, in un attacco preciso e letale. I suo nemici - mostri enormi, spaventosi, tutti denti e di un’altezza di centinaia di piedi - si abbattono al suolo e i loro corpi sfrigolano, mentre scompaiono. 

Levi sembra quasi non avere sentimenti, non provare né la gioia viscerale della vittoria, né la pena spasmodica di chi deve battere in ritirata, trascinandosi dietro arti scomposti, ultimo rimasuglio dei cadaveri dei propri compagni. Fa paura e alcuni si chiedono se essere un titano, il migliore soldato del genere umano, voglia anche dire abbandonare la propria umanità. Quando passa per i corridoi del quartier generale, i cadetti abbassano lo sguardo e smettono di sussurrare storie sul suo conto, improvvisamente vittime di una soggezione che gli si attacca alle membra e che non li abbandona rapidamente. 

Petra ne è terrorizzata, come tutti gli altri, e si muove come una piccola ombra, cercando di essere il più silenziosa possibile. Levi non dà segni di vederla, né di essersi reso conto della presenza, continua a stare seduto alla propria scrivania e a bere il caffè che Petra gli porta, senza neanche dare l’impressione di aver capito che la tazza gli sia stata sostituita con una fumante.

Levi beve molto - moltissimo -caffè e con il tempo Petra impara a capire quando il caporale ne abbia bisogno: inizia a giocherellare con la penna e la sua espressione si fa più arcigna, la piega della bocca un po’ obliqua e gli occhi lucidi. La sera, soprattutto, quando entrambi si attardano più del dovuto in ufficio - lui perché il suo lavoro non ha mai fine, lei perché si sentirebbe un po’ in colpa a lasciarlo lì da solo e poi una casa in cui tornare neanche l’ha, l’alloggio che le è stato affidato dalla Legione è freddo e spoglio e non riesce a dormirci bene - Levi beve più caffè e Petra prende l’abitudine di fare qualche tazza in più per se stessa. Iniziano a berlo insieme e man mano il silenzio diventa meno strano, più piacevole, e l’uomo meno spaventoso. 

 

Una sera, mentre fanno ritorno ai dormitori a un orario improbabile, camminando insieme, come ormai da abitudine - anche se Petra è costretta ad accelerare sempre un po’ il passo e Levi d attardarsi più del dovuto, per non lasciarla troppo indietro - Petra vede il caporale chinarsi e quasi non gli sbatte contro. 

In una scatole di cartone, di quelle che si usano per conservare le scarpe, una pallina di pelo nero miagola e allunga le zampine. Un gatto piccolissimo, un microbo, che si protende verso di loro e piagnucola in una disperata ricerca di calore. 

Con l’impassibilità che lo caratterizza, lo prende tra le mani e lo infila nella giacca della divisa. 

- Dovrò compilare una marea di scartoffie - dice solo, alludendo ai vari permessi per gli animali domestici da alloggiare nelle stanze dell’esercito. Petra sorride, improvvisamente di buon umore. 

Un po’ umano lo è anche lui. 

 

 

 

*

 

 

 

La Legione esplorativa è fatta di uomini e donne duri, coriacei, orgogliosi. É l’avanguardia dell’umanità, il suo barlume di speranza e anche la migliore difesa possibile per le vite di tutti. Si addestrano più di tutti, faticano più di tutti, si spingono fino allo sfinimento e poi continuano, fino a non avere più un filo di forza in corpo e la caparbietà è l’unica cosa che li fa andare avanti.  

Le giornate degli uomini della Legione sono un susseguirsi di addestramenti, esercizi, disciplina. Studiano instancabilmente i mostri che spaventano gli uomini comuni e li fanno nascondere sotto i letti. A ogni missione esplorativa, raccolgono informazioni nuove e vitali, classificano i nuovi esemplari di giganti, aggiungono dettagli, osservazioni, rimpinguano schede e relazioni avviate già da altri prima di loro.

 

Sono due anni che il soldato Petra Rall si è unito alla Legione Esplorativa, quasi altrettanti che è entrata al servizio del caporale Levi. Ha rapidamente abbandonato la disillusione e i sogni infantili per cui si era arruolata. È diventata più dura, più tenace, più testarda. Ha imparato a spingersi fino allo stremo e a rialzarsi per combattere ancora. Lei, con pochi altri, è riuscita a sopravvivere a molte più missioni di tanti altri soldati più prestanti e promettenti, sorprendendo se stessa.

La prima volta che è andata in missione e ha visto una di quelle creature mostruose calare su di lei, ha pensato di stare per morire e le gambe le si sono fatte molli. Ogni volta che esce in esplorazione, la sensazione si affievolisce, il terrore scema e pian piano di ritrova a librarsi in aria con più incoscienza, più rapidità, più insensibilità.

Ha imparato a imitare i movimenti dei suoi compagni, a capire cosa fare senza neanche parlare, in una frazione di secondo. È sopravvissuta oltre ogni previsione e ne è intimamente compiaciuta e al tempo stesso spaventata. Sa che prima o poi morirà, che verrà divorata, che non farà più ritorno a casa e che, nella migliore delle ipotesi, alla sua famiglia verrà restituito un fagotto di membra dilaniate. Lo sa e quindi diventa più testarda e più letale a ogni volta che sguaina le sue lame. 

 

 

Levi la osserva, alle volte, e ogni volta la vede diversa. È normale che dopo una missione un soldato torni mutato, un po’ rotto, un po’ più spento, ma Petra è un perenne cambiare.

Quando sono nelle mura cittadine, al quartiere generale o per strada, di ritorno a casa, sembra la solita ragazzina che anni prima gli ha versato addosso il caffè e ha continuato a scusarsi per giorni. È allegra in maniera discreta, con un po’ di più di borse sotto agli occhi, e i capelli corti che le arrivano giusto alla altezza del mento. 

 

Petra prende rapidamente anche un’altra abitudine che a Levi non piace per niente: quando sono ai cancelli delle mura gli dice addio con una serietà e un trasporto che appartengono solo a chi ormai se è arreso alla morte. 

Levi prova sempre un grande sollievo quando, una volta rientrati, può salutarla ancora.

 

 

 

*

 

 

 

I capelli di Petra sono una nuvola del colore del grano maturo e gli occhi hanno il riverbero del miele; è piccola e minuta, un corpo sottile e affusolato in cui Levi si perde.

Le bacia la piega del collo, soffermandosi giusto nei pressi della clavicola, in una lenta tortura e Petra sospira piano, stringendo tra le dita le lenzuola e geme quando l’uomo scende tra la curva dei seni e le morde piano un capezzolo. 

Il sesso è una novità che si sono concessi da poco, la tappa naturale di un rapporto che hanno creato negli anni, fatto di piccoli gesti, sguardi e di una complicità solida e rassicurante.

Levi è un uomo basso, arcigno e dai modi rudi, ma con il tempo Petra ha imparato a spogliarlo pian piano, a leggere nei suoi gesti, nelle espressioni, nelle frasi dure o poco amichevoli. Petra è cocciuta - lo è sempre stata - e alla fine Levi le si è dovuto arrendere.

L’ha baciata una sera, sotto la pioggia, entrambi completamente zuppi che facevano ritorno in caserma. Petra gli ha sorriso, mostrando un’espressione scioccata e l’incisivo sbeccato. 

 

Si rotolano tra le lenzuola e Levi la stringe, la attira a sé e la imprigiona sotto il suo corpo. Le afferra una spalla e Petra si inarca e gli morde il lobo dell’orecchio destro, quando Levi affonda dentro di lei. 

 

Fuori fa freddo, è cattivo tempo e il ticchettio della pioggia è un rumore ovattato che si perde tra i loro ansiti. Levi affonda il viso tra quei capelli dorati ed è come avere il sole sulla pelle. 

 

 

 

*

 

 

 

 

Petra ha un tocco leggero, quasi impercettibile. Le sue mani corrono sul corpo di Levi con una delicatezza tenera e affettuosa, le dita gli sfiorano la pelle in una carezza lenta e l’uomo si tende appena, reagendo a quel contatto.

  • Ti fa male? - gli chiede Petra, con una punta di apprensione che non si dirama ai suoi gesti. 

Levi ci mette un tempo lunghissimo a registrare le parole della donna e con altrettanta lentezza nega muovendo la testa.

Qualche ciuffo nero gli finisce davanti agli occhi, ma nessuno dei due si premura di metterli a posto. 

La missione di quel giorno è stata quasi un totale disastro, una di quelle da dimenticare: hanno abbattuto meno giganti degli uomini che hanno perso e non sono riusciti ad arrivare al punto prefissato. Hanno perso i cavalli, alcuni sono morti, altri sono rimasti feriti. 

Levi è di un umore più uggioso del solito e Petra ha dovuto dirgli “salve” più volte, dopo che sono rientrati. 

 

Gli fascia il braccio, gli medica un taglio sul sopracciglio destro e gli cura le vesciche sulle mani. Entrambi i genitori di Petra fanno parte della guardia medica e fin da bambina ha imparato a prendersi cura degli altri - pensavano tutti che sarebbe diventato un medico, un guaritore, che avrebbe tirato via la gente dalla morte, non che ci si sarebbe buttata a capofitto. 

 

Le bende sono bianche, immacolate e a Pera gira un po’ la testa e le palpebre si fanno pesanti. Non parlano mai molto, dopo una missione, si lasciano solo annegare dalla stanchezza e dal senso di colpa di essere sopravvissuti.

Levi la tira giù, le schiaccia la nuca sul cuscino e si abbandona con una guancia sul suo petto, all’altezza del cuore. 

Petra sospira e chiude gli occhi.

 

 

 

*

 

 

 

Il tempo è piacevole, il cielo sereno e il sole splende intenso e caldo. Levi osserva Gatto - la pallina di pelo che anni prima aveva raccolto e portato a casa - stiracchiarsi in una macchia di sole e contorcersi senza riuscire a trovare pace. Sono giorni che l’animale è stressato, intrattabile, dorme e mangia poco - un po’ come Levi. 

Petra non c’è più, la sua stanza è stata svuotata e riassegnata e Levi ha iniziato a evitare di passare davanti alla sua porta e a ritirarsi sempre più tardi dal lavoro. Gatto ha preso a imitarlo e sparisce per giornate intere e ha smesso di fare le fusa - non che a lui le avesse mai fatte. 

L’animale rotola sulla pancia e gonfia il pelo nerissimo. Levi un po’ vorrebbe dirgli che manca anche a lui, ma non lo fa e gli occhi gialli del gatto lo scrutano malinconici.