Random (#38)
Mar. 26th, 2022 02:45 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
I giorni sono tutti uguali. Il sole si alza, cresce, percorre la sua parabola e lentamente muore per fare spazio alla notte. Un susseguirsi di azioni tutte uguali, vuote, di cui perdo la memoria e che faccio meccanicamente, in una vita grigia e angosciante.
Alla soglia dei trent’anni non ho uno scopo, un obiettivo, vedo i miei amici pian piano raggiungere i propri obiettivi, crearsi il proprio mondo, le proprie soddisfazioni. Uno è andato a vivere all’estero, ha vinto il dottorato e fa il lavoro che ha sempre voluto fin da quando eravamo bambini; un’altra si è laureata con i massimo dei voti anche se a scuola era una pippa; Sara ha trovato l’amore della propria vita e si è trasferita in spagna per seguire i propri sogni; due vivono in veneto e lavorano; Marco convive col compagno e parlano di mettere su famiglia; Pasquale e Anna si sono sposati l’anno scorso; Sonia e Iacopo progettano il matrimonio; Chiara lavora in banca; Giulia segue i cantieri in provincia di caserta e si è aperta una cooperativa che le permette di non morire solo per lavorare e mantenere la casa.
Alla soglia dei trent’anni stento a trovare il mio posto del mondo, con un diploma preso per miracolo e una tesi triennale che sto scrivendo da undici mesi e che non mi dà gioie e mi sta letteralmente togliendo la pelle di dosso, su un argomento che non mi interessa e alcuna prospettiva di ricerca futura; alla soglia dei trent’anni vivo ancora con i miei genitori, facendo un lavoretto saltuario nel weekend e alcuna indipendenza economica. Non posso più viaggiare, un po’ per la mancanza di soldi, un po’ per il covid, un po’ perché i miei amici sono tutti impegnati o fuori.
Vedo il mondo scivolare fuori dal finestrino e rifletto su una esistenza che non vale niente. Non ho fatto niente, non ho visto niente, non vedrò niente. Finirò a lavorare nel locale dei miei genitori, con i miei fratelli che stanno per terminare brillantemente i loro studi e i miei che non si aspettano altro da me se non che, per miracolo, riesca a prendere le briglie dell’attività di famiglia. E dovrei anche ritenermi fortunata di averla, una attività di famiglia, perché altrimenti sarei davvero fottura.
Il treno si ferma e vedo una coppietta abbracciarsi e salutarsi, un bacio, una carezza frettolosa, un ultimo augurio, un’ultima promessa. Lo stomaco si stringe.
Una cosa sembrava andare bene quest’anno, una piccola gioia coltivate e nascosta dietro i bordi della mia infelicità. Questa estate ho conosciuto una persona, è gentile, è dolce e sembra non vedere i fallimenti che mi porto dietro e che mi trascinano via.
Le porte del treno si chiudono e stringo il tessuto plastificato del sediolino, mentre una vecchia dall’altro lato del vagone si abbassa la mascherina e beve un sorso d’acqua.
Guardo il paesaggio fuori dal finestrino cambiare e conto le fermate. Viaggiare in treno mi è sempre piaciuto, è rilassante e piacevole. Viaggiare mi è sempre piaciuto, prima, ma ora ha quel sapore amaro e infelice che precede un grande dolore. Lo so quello che succederà, quello che mi aspetta. Lo sto andando a trovare, perché non ci vediamo da quasi un mese. Lo sto andando a trovare per rivederlo e strare insieme ed essere un po’ più felici, ma lo so che non è vero. Mente quando mi rassicura che va tutto bene, ma lo so che stiamo per lasciarci e le tre ore di treno che separano le nostre città sembrano volare. L’ultima cosa positiva della mia esistenza sta per sgretolarsi e le lascrime già raggiungono gli occhi.
Le porte del treno si aprono di nuovo, ma ho perso il conto delle fermate. Il treno sbuffa e ondeggia, seguendo le rotaie e un po’ spero che questo viaggio non finisca mai.