Random #55

Apr. 5th, 2023 07:23 pm
irgio: (Default)
[personal profile] irgio
Storia scritta per l’ultima settimana del COWT13
Fandom: Originale
M1 – prompt: sacrificio
Parole 1867

Per quanto possa intimorire, spaventare, sconvolgere, il cambiamento è un fenomeno con il quale ognuno di noi, prima o poi, sarà costretto a venire incontro e a scendere a patti, non importa se sia qualcosa che abbiamo scelto o che semplicemente ci è stato imposto da terzi. Il cambiamento, il mutamento, la trasformazione sono un evento improrogabile dell’esistenza dell’uomo, delle creature, del mondo. Una tappa fondamentale. È il destino di ognuno di noi quello di mutare e cambiare, di trasformarsi ogni volta, ogni giorno, in qualcosa di diverso e differente – talvolta si cambia in meglio, altre volte in peggio. Non ci è concessa la libertà di scegliere quasi nella totalità dei casi. Tutti noi siamo dentro a un circolo vizioso, una giostra, da cui non possiamo scendere mai.
Il cambiamento, in sé, si porta dietro gli strascichi di un passato che, ancora con maggiore forza e consapevolezza, realizziamo non tornerà più. Anna, che di anni ormai ne ha quasi trenta, il cambiamento ancora non è riuscita ad accettarlo; non riesce ad accettare come il suo corpo lentamente – ma inesorabilmente – stia mutando, accogliendo man mano i segni dell’invecchiamento, dell’età adulta, della fatica dei giorni, delle cattive abitudini che negli anni ha accumulato e collezionato come se non ci fossero conseguenze. Sesso, fumo, alimentazione sbagliata, una beauty rutine che non è mai riuscita davvero a seguire – e che la pelle del suo viso, delle guance, del contorno delle labbra e degli occhi chiari iniziano a manifestare. Ha quasi trent’anni e li sente tutti e tutti di più di quanti forse dovrebbe sentirne.
I suoi coetanei, i suoi amici, i suoi coilleghi, negli anni, hanno subito gli stessi effetti. Il cambiamento gli è strisciato dentro senza che se ne rendessero conto e poi, man mano, li ha mangiati vivi e li ha sputati una, due, tre, cento, mille volte.
Anna lo sente, il cambiamento, come un nemico al quale non può sfuggire, dal quale non può nascondersi e che non le darà mai tregua. Non a lei, non ai suoi amici, non a nessun altra creatura che esiste nel mondo, nella galassia, nell’universo. Il cambiamneto è una entità spietata, spregevole, che non dimentica niente e nessuno. Essa non dimentica gli uomini, le donne, gli animali, i mari, i ghiacciai e neanche le aziende. Le case, le città, i paese, le industrie, i negozi. Le cose cambiano attorno a lei, a loro, a tutti, in una giostra che vortica e ti scombussola e che, anche se gridi, piangi e sbatti i piedi, non si ferma. Sono tutti dentro, ingabbiati, legati, stregati dall’esistenza che gira, vortica, muta e mescola ogni cosa.
Anna ha quasi trent’anni, due lauree, un master e molti più capelli bianchi di quelli che vorrebbe. Lavora in un’azienda che non fa niente di nuovo, niente di meglio, di tante altre in cui ha fatto colloqui e file lunghissime. Anna è uscita dall’università quasi cinque anni prima, piena di sogni e aspirazioni, pronta a prendere il mondo di petto, ad afferrarlo e piegarlo, per plasmarlo priprio come se lo è sempre immaginato. ed è stato così per giorni, settimane, mesi, finché, un colloquio dietro l’altro il cambiamento non ha lentamente eroso gli argini della sua convinzione, portandola lentamente ad arenarsi in un lavoro relativamente poco gratificante, in un corpo ormai non più giovanissimo e in una vita fatta di tante piccole sconfitte e poche vittorie. Anna è cambiata e osserva, interdetta, le cose che intorno a lei si sconvolgono, cambiano, mutano, chiedendosi dove sia l’inghippo, la chiave, dove possa trovare l’interruttore che ferma la giostra.
Eppure, in una parte recondita del suo cervello e del suo animo, è affascinata dal cambiamento. Intimorita, sì, ma anche stupefatta da come questo muti e plasmi le loro esistenze. Da economista, percepisce il cambiamento come una sfida, un trampolino di lancio da prendere al volo, prima degli altri, prima dei concorrenti, per essere sicura e certa di non rimanere indietro e buttare al vento quel poco di buono se sente le sia rimasto.
Il lavoro non è tanto gratificante, è fatto di molte giornate no e qualche momento sì, ma è proprio quello a cui lei si aggrappa con le unghie con i denti. Lavora e lo studia e col tempo impara che è, sì, un nemico, ma che può rivelarsi anche una di quelle vecchie conoscenze che alle volte ti può tornare utile. Nel suo mondo lavorativo, talvolta, il cambiamento è anche qualcosa di buono.
Anna lo osserva, anche con una certa brama, meravigliata da come la sua stessa azienda debba combattere ogni giorno, adattarsi e cambiare di pari passo con i bisogni, la società, il mondo, per fare in modo che il cambiamento non condizioni in maniera negativa e irreversibile la sua regolare attività, le sue entrate, la sua immagine. Essa deve trovare di volta in volta la chiave che le permetta di affrontare il cambiamento, il mutamento, di cavalcare l’onda del nuovo e del più o meno diverso, sicché questo non intralci il suo fine ultimo, la sua sopravvivenza. E Anna e tutti i suoi colleghi, dai tirocinanti ai più alti dirigenti, hanno il compito di fare in modo che la papera continui a galleggiare.
Nonostante il cambiamento, l’azienda deve assolutamente conservare la sua continuità nel tempo. Anna è talvolta sorpresa e sconcertata, se non affascinata, dal ritrovarsi a pensare che lo stesso concetto di cambiamento abbia subito un mutamento nel tempo. Anche esso non è immune ai propri effetti, in uno strano e sinistro scherzo del destino – o del karma.
Nell’organicità del suo lavoro, in sostanza Anna sa che il senso di cambiamento ha manifestato la sua evoluzione attravero il passaggio da una visione ispirata ad una razionalità strumentale nella quale il manager assumeva il compito di ripristinare volta per volta, e sempre con maggiore accuratezza e meticolosità per i più piccoli dettagli, l’equilibrio ottimale dell’organizzazione. Ancora più importante il manager – o anche Anna stessa, o il tirocinante appena arrivato e che ancora non sa fare un caffè col bollitore dell’ufficio senza scatenare la seconda guerra mondiale nell’abitacolo che funge loro da sala relax – deve agire come se la sua mano fosse condizionata da forze determinate da altri, che con maestria sottintendano un totale controllo da parte del manager, ad una concezione che considera forze economico-sociali esogene alla base di esso.
Tutti loro in realtà, come in un meccanismo ben oliato, svolgono – chi più chi meno - un ruolo fondamentale nel fronteggiare e accompagnare al meglio il cambiamento. Anna negli anni, con l’esperienza, lo ha imparato; con la stessa consapevolezza e placida rassegnazione si è resa conto che le si è presentato l’ennesimo cambiamento della sua vita, di cui in un primo momento neanche ha avvertito le avvisaglie. Il suo ruolo, l’ingranaggio che è lei stessa, le ha reso necessario sviluppare delle caratteristiche ben definite ,quali: competenze di gestione delle fasi di transizione, sviluppare una esperienza e un approccio che tengo conto di tutti i fattori che hanno avviato il processo di cambiamento. Il cambiamento è diventato il suo focus anche nel lavoro, proprio quando nella sua nuova fase di vita, ormai più nei trenta che nei venti anni, ha smesso di essere assente a se stessa e ha realizzato che forse gli anni che ha vissuto sono già più numerosi e consistenti di quelli che le rimangono sulla terra, né è il focus.
Anna osserva le cose cambiare e una parte di lei ne è ammaliata e ipnotizzata, in un perverso senso e bisogno di masochismo.
Il suo cervello si contrae e poi è scosso da uno spasmo che lo espande nuovamente, in uno zigzagare di pensieri intrusivi e piccole fissazioni, pronto e fremente per risolvere l’enigma e completare il puzzle.
Anna sa che è importante, infatti, porsi alcune domande per fare in modo di trovare una giusta risposta e formulare la miglior strategia per affrontare il problema e non permettere a questo di schiacciarti.
Chi è stato coinvolto dal cambiamento? Quanto incide tale fenomeno? Cosa lo ha generato? Perché si cambia? Come reagire?
Anna ha anche ormai realizzato che per rispondere alla prima domanda è necessario considerare che i diversi livelli in cui le cose toccate dal cambiamento vengono suddivise, per poi essere condizionati in modo diverso.
Nel caso in cui la cosa toccata sia un essere umano e non un oggetto qualunque, viene coinvolto nella sfera personale e affettiva; nel caso in cui si parli, per esempio, di lei e dei suoi colleghi il gruppo è condizionato quando il cambiamento riguarda una precisa funzione aziendale. Per l’azienda ,il cambiamento assume rilevanza quando sono coinvolte tutte o anche una sola delle particelle che di essa fanno parte. Nel livello network dipenderà da possibili disequilibri del suo assetto e dei meccanismi di relazione – razionalizza una parte del suo cervello, spolverando una nozione vecchissima appresa nei primi anni di università.
Ognuno di questi livelli è strettamente interconnesso e legato a quello precedente e ciò definisce un’innegabile complessità del fenomeno.
A questo punto Anna che sa che bisogna chiedersi cosa lo ha generato – il cambiamento. È possibile far riferimento a due grandi categorie.
La prima è quella dei cambiamenti incrementali, che man mano crescono e si alimentano, ingrandendosi e diramandosi sempre fittamento, facendo sì che a sua volta si divide in cambiamenti di adattamento (e quindi conseguenze di interventi sulle procedure e sull’ambiente e anche sugli individui che lo compongono) e in cambiamenti inerziali, che strisciano e si spandono, ma con una presa decisamente meno saldi, che tendenzialmente arrestano da soli i mutamenti.
La seconda categoria è quella dei cambiamenti rivoluzionari, i quali riguardano una vera e propria trasformazione dell’identità in quanto riesce a modificare il sistema di regole, gli ingranaggi, che caratterizzano il suo funzionamento.
L’analisi del contesto, dell’inasieme, ossia il posto fisico in cui si manifestano e prendono piede in toto i meccanismi del cambiamento, del mutamento. Si devono andare a cacciare, annusare, fiutare e afferrare fino in fondo le ragioni delle spinte che lo hanno originato, questo ennesimo cambiamento, e delle possibili resistenze a cui va in contro. Devono essere studiate e capite e, talvolta, ci si deve modellare e adattare per fare in modo che l’azienda e lo stessp lavoro di Anna sopravvivano. Ci si deve sacrificare per la causa.
Anna sa che il suo compito e quello dei suoi colleghi è come quello di tanti piccoli meccanismi che si arrotano e arrovellano nel tentativo di tenere i pezzi insieme e di essere come un solo grande meccanismo. Devono muoversi come se fossero una cosa sola, una sola entità, un unico organismo che si alimenta dei loro sforzi e dei loro sacrifico.
Svuotata, talvolta potrebbe definirsi. Annientata da un lavoro, da una fatica, da un costrutto sociale che la imbriglia e a cui non sa opporsi. Giorno dopo giorno si sente più stanca, più sfibrata, più annientata. Vittima di una esistenza di sacrifici a cui lei stessa si sottopone.


*

Quando la mattina, ancora e ancora, Anna si alza e va all’ennesimo meeting aziendale, con gli altri intona a gran voce, per darsi la carica, in un rituale grottesco a cui ognuno di loro si sottopone qusi come se si trattasse di qualcosa di sacro, il mantra dell’azienda. La bocca si muove e il cervello si spegne.
Il sacrificio ci dà valore.
This account has disabled anonymous posting.
If you don't have an account you can create one now.
HTML doesn't work in the subject.
More info about formatting

Profile

irgio: (Default)
irgio

April 2023

S M T W T F S
      1
234 5678
9101112131415
16171819202122
23242526272829
30      

Style Credit

Expand Cut Tags

No cut tags
Page generated Jun. 9th, 2025 12:56 pm
Powered by Dreamwidth Studios