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- Fandom: L'Attacco dei Giganti;
- Scritta per la quinta settimana del COW-T9;
- prompt: in fuga;
- 721 parole;
Fuggire, sopravvivere, assicurarsi un posto nella cerchia delle mura più interne è sempre stato il suo scopo. Non essere più la vittima, la preda, trovarsi col costante pericolo e la paura di venir divorato sono le ragioni per cui si è arruolato, per cui si è sottoposto ad allenamenti estenuanti e talvolta umilianti.
Jean Kirstein ha sempre voluto fuggire, essere al sicuro. Non è diventato un soldato per aiutare l’umanità, non ha mai desiderato immolarsi per gli altri o divenire un martire per ispirare i suoi compagni. Jean si è sempre considerato un miserabile, un codardo, uno di quelli che guarda prima alla propria pelle e poi a quella degli altri e per questo non ha mai avuto dubbi su dove volesse essere assegnato. L’accesso al Corpo di Guarnigione gli avrebbe assicurato la sicurezza e l’agiatezza che voleva e di lì a poco avrebbe potuto farne parte, grazie ai suoi voti eccezionali.
Alcuni dei suoi compagni – i più stupidi – volevano fare parte della Legione Esplorativa e Jean li osservava durante il loro periodo da reclute domandandosi da dove venisse quel desiderio suicida che tanto li rendeva allegri e sorridenti. La sola idea di destinarsi a una morte tanto orribile e prematura lo rendevano agitato e gli facevano venire la nausea. – Idioti – borbottava ogni volta che uno di loro faceva cenno alla cosa.
Marco, per fortuna, non vuole morire e Jean gliene è più grato di quanto possa dire. Marco è suo amico, è il suo compagno e Jean trascorre infinite notti ascoltandolo respirare piano nel sonno. Quando fuori c’è la luna piena e nella loro camerata c’è abbastanza luce, conta le lentiggini che gli ricoprono il naso per addormentarsi. Marco non è solo suo amico, lo sanno entrambi e Jean vive nel terrore che uno dei loro compagni lo scopra. È proibito, è disgustoso e provocherebbe la sua immediata esclusione dalla Guarnigione.
Marco, talvolta, quando sono soli o gli altri cadetti non sembrano guardarli, allunga una mano verso di lui per toccarlo e Jean si irrigidisce e scappa. Ha passato una vita intera a scappare da quello che è, a costruirsi un futuro meno pericoloso e a promettersi che andrà tutto bene, che a lui piacciono le belle donne come Mikasa e che non verrà divorato da nessuna creatura mostruosa come quegli idioti che se ne vanno scorrazzando allegramente fuori dalle mura.
La mano di Marco rimane sospesa a mezz’aria, mentre lui si allontana – fugge. Se si voltasse, potrebbe vedere il viso lentigginoso di Marco contratto dal dispiacere e dall’imbarazzo di essere stato respinto – di nuovo.
La notte, però, Jean non fugge e lo cerca, lo tocca e lo bacia. Lascia che la mano di Marco gli faccia cose.
*
In cuor suo ha sempre saputo che non sarebbero mai potuti stare insieme – sono due uomini – ma allontanare Marco è come cercar di rosicchiarsi via un braccio e Jean ci tiene, ai suoi arti. Si sarebbero dovuti separare, una volta diplomati, ma Jean non credeva sarebbe accaduto così in fretta, prima del necessario, prima di potersi dire alcunché.
Osserva il volto lentigginoso di Marco, le lentiggini del naso che risaltano nel pallore e impiega minuti interi a capire perché non possa contare quelle che ha sul naso. Perché non c’è più un naso.
Il cadavere di Marco giace abbandonato per terra, buttato come se non fosse niente, con metà del corpo dilaniata e l’unico occhio restante spalancato per il terrore.
Jean asseconda ancora una volta il proprio istinto e fugge.
*
La pira arde e l’odore soffocante del fumo e della carne bruciata gli fa pungere gli occhi e gli si imprime nei vestiti. I cadetti sopravvissuti sono con lui, Armin, Sasha e Connie piangono, altri di cui non ricorda il nome hanno lo sguardo spento e vitreo come se a bruciare su quella pira ci fossero anche loro.
Jean vuole fuggire, ancora, un’ultima volta, ma non avverte più un motivo per farlo. Lo desidera solo per l’abitudine ormai radicata nel suo essere di battere in ritirata per salvare una pelle che non vuole più.
Quando, alla consegna dei diplomi, si unisce alla Legione Esplorativa, sa che è solo un altro modo per fuggire a quel dolore e a quel senso di colpa che hanno le fattezze di un corpo lentigginoso a metà.