Foglio bianco
Feb. 25th, 2022 11:48 pm1361 parole - M1
Foglio bianco
Quando nasci sei un foglio bianco, sembra che tu abbia tutte le possibilità, tutto il mondo davanti per tingerti dei colori che più ti piacciono. Giallo, verde, nero, blu. Le possibilità appaiono infinite tanto quanto intangibili.
Sei una vita nuova che aspetta di sbocciare, di crescere e assumere la tonalità che più le piace. Azzurro come il cielo, verde come le foglie, rosa come le guance dei neonati. Il mondo è colorato e tu sei bianco, pulito, intoccabile.
Luca è foglio vuoto quando viene al mondo e piange con tutta la forza che ha in corpo, come se non avesse aspettato altro per nove mesi, rannicchiato nella pancia di sua madre. Un vagito, un altro, un altro ancora. I medici lo esaminano, lo girano, lo voltano, mentre lui di dimena, con i pugni in aria e la pelle rosea e un ciuffo di capelli biondissimi sulla sommità della testa e un altro sulla tempia sinistra.
Il mondo non ha finite, non ha punto, non ha ostacoli, mentre sua madre lo prende tra le braccia e lo stringe come se fosse la cosa più preziosa che abbia mai avuto. È la cosa più preziosa che abbia mai avuto, che mai avrà, che mai abbia desiderato.
- È sano. È un maschio. Due chili e due. Congratulazioni! – le dicono e lei si sente lusingata.
Lo ha fatto lei, è suo, è il suo – il loro – inizio.
*
Luca è un bambino bellissimo, con la pelle rosea, il viso paffuto e i capelli biondi. Sua madre lo porta con sé ovunque, al supermercato, al parco, da parrucchiere, in qualunque incombenza giornaliera in cui può farlo vedere, in cui sa che ci sarà qualcuno che le farà i complimenti per quella creatura perfetta che ha creato.
È mio figlio dice con orgoglio ogni qualvolta qualcuno chiede chi sia quel bel bambino che le si nasconde dietro le gambe.
Luca è una creatura nuova, pulita, incantata. Luca è un foglio bianco su cui non ha ancora deciso che colore usare.
*
Il mondo è colorato e chiassoso e lui vive in una bolla trasparente in cui sembra che niente possa ferirlo o fargli alcun male e l’infanzia è fatta di giochi e complimenti e piccole soddisfazioni e momenti di felicità che per lui sono normali. La normalità che per altri è solo un miraggio.
Luca rimane un foglio bianco, senza segni, senza punti, fino a sedici anni.
*
Lentamente il corpo cambia, le braccia e le gambe si allungano, i capelli diventano di un biondo che ricorda il grano e le guance perdono di rotondità. La voce diventa più bassa, più profonda, ma i primi peli sul mento ancora non arrivano e la notte inizia a svegliarsi sudato e bagnato tra le cosce.
Nessuno dice niente, ma il foglio lentamente smette di essere bianco e assume i colori tenui e spenti del grigio.
A sedici anni Luca è formato, è quasi adulto, inizia a essere colorato e sua madre smette di portarlo a passeggio con sé. Al suo posto prende un cane, uno di quelli piccoli e dal pelo voluminoso, che possono essere comodamente portati in una borsetta e che è tanto buono e grazioso da diventare l’invidia delle sue amiche.
Luca prova un po’ pena per quel cane – o per se stesso, non saprebbe dirlo.
*
A sedici anni smette di essere un foglio bianco. Si tinge di un colore, di un colore che lui non ha scelto e che non gli piace. Un colore di cui si vergogna e che mette il primo punto alla sua vita. Un punto che non può cancellare o aggirare in alcun modo.
Omega dice l’esito del suo test di genere. È stampato nero su bianco su un foglio che i suoi genitori dovranno firmare. Omega e punto.
Prova un indicibile senso di vergogna e paura misti insieme, come se la bolla fosse esplosa tutta in una volta e per il primo momento nella sua vita fosse nudo ed esposto a un mondo troppo colorato e rumoroso e privo di bontà per quelli come lui.
Gli omega sono gli ultimi della catena sociale, i più deboli, i più indigenti, incapaci di trovare e tenere un lavoro, di mantenersi da soli. Sono incubatrici per gli alfa, sono destinati unicamente alla procreazione e perdono di utilità quando raggiungono l’età dell’infertilità.
Entrambi i suoi genitori sono beta. I suoi nonni erano beta. I suoi bisnonni, i suoi trisnonni e così via fino a perdersi tra i rami del suo albero genealogico.
A sedici anni, al terzo anno di scuola superiore, viene fatto un test che mette un punto sulla propria esistenza. Gli altri ragazzi, i suoi compagni di classe, non sembrano battere ciglio. I figli dei beta accettano con condiscendenza un punto che già sapevano sarebbe arrivato; i figli di almeno un genitore alfa scoprono se entrano a far parte dell’élite o se rimangono nella classe intermedia, al sicuro, nella bolla. Nessuno dei sui diciassette compagni di classe è un omega; nessuno dei settantatré ragazzi che compongono le altre quattro terze è un omega. Luca è l’unico.
Avverte quel punto definitivo pesargli sul petto, sullo stomaco, nelle viscere. Non c’è ritorno.
*
I suoi genitori osservano per un tempo lunghissimo l’esito dell’esame, quel foglio bianco e nero che mette fine alla sua vita. Alla vita che avevano immaginato per lui – per loro.
- Non era mai accaduto nella mia famiglia – dice suo padre, con l’aria rassegnata di chi si aspetta un dolore ancora maggiore da un momento all’altro.
- Neanche nella mia – puntualizza sua madre, con l’aria risentita di chi si sente accusare di una infamia o di una colpa di cui non si è macchiata.
Firmano il modulo medico e nessuno ne fa più parola.
Quando le amiche la incontrano per strada, dal parrucchiere o al supermercato, e le chiedono di suo figlio, sua madre fa un sorriso imbarazzato e risponde che va tutto bene. È un bel bambino sano.
- Alla nascita era due chili e due, sapete? – cinguetta e cambia argomento.
*
A diciotto anni la vita di luca riceve un altro punto e cambia colore ancora.
Il calore è terribile, lo sconquassa, gli fa bruciare le budella e gli toglie ogni volontà. Il corpo freme, si agita, si dimena. Il dolore gli mozza il respiro, gli fa cedere le gambe e perdere il controllo. Ne aveva sentito parlare, il medico lo aveva avvertito, ma niente di quello che gli era stato detto poteva anche solo avvicinarsi a quello che stava vivendo.
La pelle brucia, la bocca si secca e le mutande di impregnano dei suoi umori. È un desiderio feroce, vorace, che gli toglie la volontà e il raziocinio. Desidera solo essere montato, posseduto, che il suo corpo smetta di bruciare e che le ossa, la carne, i denti ritornino al loro posto.
Ha diciotto anni quando va in calore per la prima volta, quando l’heat lo coglie alla sprovvista, molto più tardi di altri suoi coetanei. Ha diciotto anni e un altro punto, uno definitivo, immutabile, viene messo quando uno dei suoi compagni di scuola lo trova nascosto nella palestra, quando segue il suo odore, come ipnotizzato, e gli strappa i vestiti e gli lecca la pelle, la carne tenera tra le cosce poi, come preso da una foga animalesca, lo monta.
Il sesso non è come lo ricordava, è diverso, è violento, gli torce le budella e lo fa gemere e gridare fino a perdere il fiato, mentre un angolo della sua mentre cerca di ricordare come si chiami e dove sia.
Il punto, uno, un altro, viene messo quando l’alfa lo morde, affonda i denti nella carne del suo collo, all’attaccatura dei suoi capelli, e lo rende suo. Lo lega a sé, lo fa suo compagno e suo concubito, prima di liberarsi dentro di lui con un seme che genererà nuova vita. Un foglio, un nuovo foglio bianco su cui scrivere con tutti i colori del mondo.
*
Luca ha diciannove anni quando il punto definitivo viene messo. Il parto è doloroso e spaventoso, il bambino scava tra le sue budella e si fa spazio nella sua carne fino a vedere la luce.
La nuova creatura, il nuovo foglio, piange e si dimena tra le mani dei medici, mentre lui si tinge dei colori del sangue e poi della morte.