Punto di non ritorno #2
Mar. 1st, 2022 08:25 pmPersonaggi: Regulus Black; Marlene McKinnon
Prompt: punto di non ritorno
1861 parole
Scritta per la III settimana del COWT-12, M3
Punto di non ritorno #2
12 novembre 1976, Sala Grande
Marlene ha un naso lungo e dritto e sulla testa una nuvola di capelli del colore del grano maturo e il viso pallido, con un piccolo neo tondo e sbiadito tra le sopracciglia. Marlene è graziosa in un modo tutto suo, con i capelli sempre in disordine e spettinati e un incisivo leggermente più lungo dell’altro, che le dà un’aria un po’ strana quando sorride troppo o si morde nervosamente il labbro durante un esercizio particolarmente difficile.
Marlene è una Grifondoro e una strega non troppo dotata. Impiega molto più tempo dei suoi coetanei a imparare un incantesimo e quando è sotto pressione spesso farfuglia e sbaglia formula – le lezioni di Trasfigurazione per lei sono una tragedia: più di una volta si è confusa e ha trasformato una delle sue cavie in una tazzina al posto di un calzino o in un calzino al posto di una tazzina. Lei stessa, talvolta, si chiede se non le abbiano inviato la lettera per Hogwarts per sbaglio, che il gufo si sia confuso o una delle segretarie del Ministero della Magia non avesse bevuto troppo Whisky Incendiario prima di compilare i moduli e apporre gli indirizzi.
- Sei senza speranza – le dice Bea Howling, pizzicandole amichevolmente la pelle ispessita del gomito – I G.U.F.O-
- I G.U.F.O. sono a fine anno, Bea! – puntualizza Marlene, piccata, interrompendo l’amica a metà frase, per poi divincolarsi dal pizzicotto e addentando una brioscina alla cannella, con l’uva passa e una bacca rossa e molle di cui non sa il nome – Ho un sacco di tempo per recuperare, non preoccuparti – continua, spostando l’attenzione sul proprio bicchiere vuoto.
- Succo di zucca - bisbiglia, concentrentandosi più del dovuto sul vetro lucido e lo stelo sottile ed elegante del bicchiere. Il succo, di un arancione brillante, zampilla dal nulla e lei lo butta giù tutto d’un fiato.
- Un sacco di tempo – ripete, più a se stessa che alla compagna e ingolla un altro calice di succo e la punta del naso e le guance le diventano di un acceso color pomodoro. Alcuni Grifondoro del quinto anno la osservano in silenzio, chiedendosi se quello sia davvero succo di zucca.
Al tavolo dei Serpeverde due occhi seguono la scena con un vago interesse, ma la domanda è la stessa. Regulus cerca di ricordare se in casa Black ci siano stati alcolici del colore della zucca, ma non ha successo.
- Amico – qualcuno gli infila il gomito nel fianco e lo fa trasalire. Regulus distoglie lo sguardo dalla chioma bionda di Marlene.
La faccia tonda e brufolosa di Oscar Toho gli è a un palmo dal naso e il ragazzino gli fa un sorriso furbo, tutto denti.
- Hai sentito che McKinnon stamattina ha fatto perdere tutti i capelli a Meadowes? – gli dice, avvicinandosi ancora un po’, come se gli stesse facendo una confidenza – La poverina è ancora in infermeria, sembra che la cosa sia irreversibile.
27 gennaio 1979, terzo piano, Hogwarts
Regulus ha diciassette anni ed è diventato alto, con i lineamenti del viso appuntiti e severi. È taciturno, lo è sempre stato, e sorride di rado, manifestando senza alcun tipo di remora un senso di orgoglio e dignità per il retaggio della sua famiglia. Purosangue. Walburga Black glielo ha cucito addosso, infilato sotto la pelle, ha tessuto la sua infanzia e la sua adolescenza di parole velenose verso chiunque non abbia quel sangue prezioso e impagabile. Punto dopo punto, in un susseguirsi di piccole frasi, piccoli stigmi, piccole regole e preconcetti che non possono essere discussi. L’orgoglio, quello, è parte del loro essere e Regulus di rado vacilla per il proprio nome o il proprio retaggio.
Regulus è un Purosangue e appartiene a una delle famiglie più antiche e nobili del Mondo Magico, deve esserne orgoglioso.
La sua vita è già stata scritta prima che nascesse e poi ha preso una piega del tutto sorprendente nel momento in cui suo fratello maggiore, Sirius, è entrato per la prima volta a Hogwarts e ha messo un punto definitivo, indelebile, al loro cammino.
Grifondoro ha gridato il Cappello Parlante e in quel momento stesso la storia si è riscritta e il secondogenito della famiglia Black ha fatto un passo in avanti ed è diventato l’erede di tutto, l’ultima speranza della famiglia, l’unico su cui poter sperare. Sua madre ha iniziato a guardarlo con altri occhi, occhi che gia avevano previsto che le cose, in fondo, sarebbero andate così.
Sirius ha un’indole frenetica e animalesca, talvolta violenta e un carattere che non si presta a piegarsi o a modellarsi. Walburga Black non è riuscita cucirgli addosso alcun ché, nessun dogma, nessuna convinzione, nessuna informazione è stata assorbita dal primogenito della famiglia Black e più la donna provava, più Sirius si ribellava. Mai, assolutamente mai, un Black è stato qualcos’altro di un Serpeverde, di un grande mago oscuro, di una figura alta e nera che si staglia sul Mondo Magico per intimorirlo e schiacciarlo.
Più Sirius si ribella, più Regulus si fa piccolo e le parole di loro madre attecchiscono.
Quando poi, un giorno, Regulus si alza e il letto del fratello è vuoto e il baule è scomparso, l’ultimo dei Black diviene il primo e nessuno fa più parola di quel traditore del suo sangue. A scuola neanche si salutano o si parlano – hanno smesso di farlo giù da tempo, in realtà, ma ora è tutto amplificato, tutto più vero, più graffiante, più definitivo. Del resto, nessuno dei due ha mai sperato che le cose andassero diversamente e mai nelle loro menti è esistito un mondo in cui fossero sulla stessa retta parallela, uno di fianco all’altro.
Sirius è frenetico, è coraggioso, è sbagliato; Regulus è il figlio perfetto di una famiglia perfetta e pura e l’orgoglio è lo schermo per ogni altra cosa.
Regulus ha diciassette anni e il mondo è una scacchiera che si apre davanti a lui, dove tutti già hanno deciso le sue mosse – il suo sangue, sua madre, suo fratello, il Cappello Parlante, il Signore Oscuro. Ha diciassette anni e la pelle dell’avambraccio già gli brucia, anche se ancora immacolata e la vergogna è un sentimento che quasi non conosce.
A diciassette anni Regulus è adulto, è un uomo, un mago. Può decidere per se stesso – fingere di decidere per se stesso – e aspetta solo che i punti si susseguano uno dietro l’altro, come già è stato deciso da tempo, prima che lui o suo fratello nascessero.
L’anno successivo si diplomerà, prenderà il M.A.G.O. e poi prenderà parte agli affari della sua famiglia; si unirà alle file del Signore Oscuro, alla parte giusta, per perpetrare una guerra su cui non ha mai riflettuto, che gli è stata imposta, sospiro dopo sospiro. È ancora tutto lontano e sfocato, mentre è al sicuro tra le mura solide e asciutte di Hogwarts.
Marlene, del resto, è un piccolo, piccolissimo, puntino sulla sua strada. Una nuvola di capelli biondi e microscopici nei; ha il profumo dei fiori appena colti e i vestiti sempre stropicciati e in disordine.
- Non ricordo mai l’incantesimo, sai com’è – si giustifica, lisciandosi con le mani le pieghe della camicia o della gonna o della cappa.
Marlene sa di buono, di casa e di vergona e Regulus si sente sempre piuttosto fuori posto quando la incontra nei corridoi o le si siede vicino a lezione e i loro gomiti si toccano.
Marlene è una Nata Babbana, priva di un retaggio o di strabilianti capacità magiche. Marlene non dovrebbe essere neanche lì, non dovrebbe neanche essere in quella scuola o al mondo.
Dovrebbe scomparire, si sorprende qualche volta, Regulus, a pensare e improvvisamente si vergogna e le orecchie gli vanno a fuoco e lo stomaco si stringe.
Marlene ha il sangue sporco, non è una vera strega, ma solo un fantoccio che gli altri hanno messo tra le loro file per indebolire il sangue, per diluirlo e annientarlo. Walburga Black sarebbe disgustata solo alla sua vista, solo al pensiero della sua esistenza.
Regulus è un Purosangue e quando il suo naso sfiora per la prima volta quello troppo lungo di Marlene, dietro una delle vecchie armature del terzo piano, si vergogna. Non lo fa per il sangue dei McKinnon, non lo fa per i vestiti smessi della ragazza, né per i suoi voti o le sue precarie capacità magiche. Regulus si vergogna di se stesso e dei punti che gli sono stati cuciti addosso.
13 agosto 1980, da qualche parte sulla costa inglese
Il sole le pizzica la pelle e i capelli sono tirati in una crocchia arruffata e disordinata sulla sommità della testa, in una buffa imitazione di un nido di picchi canterini. È graziosa, in un vestitino bianco tutto pizzi e merletti, con la gonna un po’ stropicciata e la sabbia che le lambisce le caviglie e le si attacca alla carne tenera dei polpacci.
Marlene è bella, col viso cosparso di lentiggini e la pelle arrossata dal sole e quando Regulus si Materializza nel loro posto e la vede, lo stomaco si stringe un po’.
La spiaggia è una linea di sabbia gialla, con le onde che si infrangono sul bagnasciuga in una danza scomposta e irruenta e il vento che soffia dispettoso.
- Sei qui – cinguetta la Grifondoro, in una imitazione non troppo riuscita della se stessa spensierata di qualche anno prima, senza riuscire a nascondere un sollievo profondo e rigenerante.
- Sono qui – risponde Regulus, a monosillabi. È pallido e smunto e ha l’aria stanca di chi ha visto troppe notti insonni – troppe cose orribili che gli vengono a fare compagnia la notte, che si acciambellano ai piedi del letto, che gli sgusciano tra le lenzuola e si accomodano sul suo petto, tra la pelle e la stoffa del pigiama.
La sabbia è tiepida sotto di solo e rimangono per un tempo imprecisato rannicchiati vicini, Marlene a pancia in su, col lungo naso puntato verso il cielo plumbeo e le caviglie incrociate e la sabbia che inesorabilmente le entra nelle pieghe del vestito, nelle tasche e nei capelli, in un ricordo facilmente difficile da mandar via per i giorni a venire; Regulus è su un fianco, il viso mezzo nascosto tra i capelli della ragazze e la sua clavicola, un braccio appoggiato sul ventre di Marlene, in un molle abbraccio.
Marlene gli carezza teneramente i capelli arruffati, fa correre i polpastrelli sulla curva dell’orecchio e poi torna indietro, ripetendo quel movimento una infinità di volta, come in trans.
Il sole pizzica la pelle di entrambi, ma nessuno dei due dà segno di accorgersene.
C’è qualcosa di così definitivo e assoluto in quel momento che ne sono entrambi schiacciati. Durante il corso di Divinazione, l’insegnate aveva spiegato che alcuni, tra maghi e streghe, fossero in grado di percepire l’arrivo di un grande dolore o della morte – o di entrambi – ma all’epoca Regulus e Marlene erano poco più che bambini e nessuno dei due se ne ricorda.
Quando si salutano, lo fanno l’ultima volta, senza saperlo. Senza saper dare una spiegazione a quella sensazione di vuoto e di angoscia.
- Ci vediamo presto, Black – gli dice e gli posa un bacino sul naso. Marlene si Smaterializza subito dopo, di fretta, consapevole che a pensarci anche solo un altro istante, non se ne sarebbe andata più.
Regulus si sfiora il naso e sorride per l’ultima volta.