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- Prompt: M2 – Sonno profondo
- Parole: 1786
- Storia scritta per il COWT11;
C’è un miscuglio di parole, di suoni, di frasi che si mischiano e voci che si accavallano le une alle altre in un vortice che gli fa quasi girare la testa; stilli, grida, lamenti che un tempo gli facevano accapponare la pelle, che dicono cose terribili, orribili, strazianti, che non gli danno tregua. Mai. In qualsiasi momento non c’è silenzio, non c’è solitudine. Anche nei momenti migliori, c’è un ronzio fastidioso, un ticchettio che gli scava una voragine dietro agli occhi, che lo irrita e lo snerva fino a sfociare negli atti di violenza più irrefrenabile e liberatoria.
Le voci alle volte sono indistinte, sconosciute, ma una, tra tutte, non può essere confusa. Suo padre è sempre lì, appena ha un attimo di pace illusoria. Non grida, non alza la voce, ma è il peggiore. Spesso fa semplicemente scoccare la lingua, in quel suono terribile, in una replica perfetta di quando era solo un bambino e si stava per avvicinare un castigo atroce.
Seungho non è mai solo, neanche in una stanza vuota, in una casa vuota, in una città vuota. Non c’è mai silenzio o pace, mai. Ha però imparato ha sopportare, a ignorare, a sfidare quelle voci che si avvicendano, che gli si stringono alla gola e lo trascinano in un baratro buio di follia e odio da cui strisci via sempre con maggiore difficoltà.
Con il tempo Seungho ha trovato una serie di espedienti che gli permettono di ignorare ogni suono, ogni ingiuria, ogni offesa. Il sesso è il modo migliore – o la violenza o entrambi. Si perde nei corpi di altri uomini traendone un piacere che va al di là di quello della carne. Per un attimo, uno solo, mentre tortura quei corpi, mentre ci spinge contro con tutta la violenza di cui è capace, mentre li possiede fino allo sfinimento e i loro gemiti esplodono senza alcun ritegno né paura di essere uditi dalle orecchie di servitori o estranei, Seungho trova la pace. Un attimo solo di pura estasi e silenzio.
Il sesso è tanto naturale, quanto animalesco. Circuire altri uomini, altri signori, non è solo il processo naturale che accompagna le sue pulsioni, ma anche un ulteriore modo di ribellarsi a quella figura paterna e terribile da cui non è mai stato amato, che non è mai stato felice di averlo come figlio e che non ha mai dimostrato orgoglio o affezione. Il sesso, la pederastia, è il modo in cui Seungho punisce suo padre, il modo in cui punisce se stesso, e non prova né vergona, né pentimento. Più le voci sul suo conto, sulla sua condotta, sulla sua scelleratezza, si fanno vive, note, si spargono tra i salottini delle signore o nei bordelli frequentati dagli strati peggiori della società, più Seungho trae piacere e soddisfazione dall’affondare in un corpo identico al suo.
Non a caso i suoi amanti appartengono alle famiglie più in vista, sono figli degli amici e di suo padre. Lo scandalo viene sopito, ma le voci non possono essere zittite. Né quelle sul suo conto, né quelle nella sua testa.
Seungho ne è follemente felice.
Il corpo di Na-kyum è sottile, fragile, quasi femminile. Seungho prova un piacere sfrenato e animalesco nel possederlo, nell’aprirgli le natiche e affondare dentro di lui. Ogni gemito, ogni grido, ogni lacrima inalberano il suo essere e aumentano a dismisura l’eccitazione. Ogni no, ogni supplica, gli arrivano direttamente ai lombi e ingigantiscono il bisogno di farlo suo e di nessun altro.
Na-kyum si contorce, afferra le lenzuola e ogni cosa che gli capita sottomano, mordendosi le labbra e lacerando la pelle. Geme e al tempo stesso si vergogna, immaginando di essere sentito.
È solo un corpo che si muove sotto di lui, che singhiozza, che lo prega e lo fa perdere dentro di lui e Seungho ne è assuefatto al punto da non desiderare riversarsi in nessun altro. Perde interesse per chiunque non sia lui, trovando improvvisamente un modo più accattivante di punire suo padre.
Un servo è ancora più vergognoso del rampollo di una nobile famiglia e Na-Kyum è l’ultimo degli ultimi.
Un giorno, semplicemente, Na-kyum smette di ribellarsi, di respingerlo, di piangere e dimenarsi per fuggire. Lo accoglie con uno sguardo che Seungho non sa se gli piaccia o meno e si abbandona al suo tocco, lo lascia possederlo, morderlo, squarciarlo senza lamentarsi, senza vergognarsi di gemere o di provare piacere.
Più uno si dimostra remissivo e accondiscendente, più l’altro diventa ansioso e attento. Senza che se ne renda conto, qualche voce sparisce e non vuole più fargli del male – non troppo.
Seungho non è un amante gentile, non lo è mai stato, non lo sarà mai, ma smette quasi del tutto di picchiarlo, di cercare di strangolarlo o di lasciargli sul corpo più segni del dovuto. Na-kyum si arrende e l’altro trema a quella inerzia impensabile fino a qualche mese prima. Un po’ ha anche paura per quella mancanza di risposta.
È solo un corpo, si dice con una fermezza tanto solida da sembrare irreale. È solo un corpo, ripetono in coro le voci nella sua testa. La notte, però. Na-kyum non è solo un corpo tra le sue mani e Seungho inizia a essere spaventato.
Le voci sono lì, nascoste dietro gli occhi, quasi del tutto silenziose, mentre giace nel suo letto, fissando il soffitto nella penombra. Fuori è buio da molte ore, tra non molto forse farà anche giorno. Seungho ha perso il senso del tempo, immerso nel tepore delle coperte.
La neve ha iniziato a cadere – l’indomani probabilmente il giardino sarà una distesa di macchie bianche e fango – e si respira già un’aria fredda, presagio di febbri e malanni.
Na-kyum dorme al suo fianco – Seungho non è certo che dorma davvero o faccia semplicemente finta, per compiacerlo. È un corpo caldo, con la testa poggiata sulla sua spalla e il respiro lieve che gli carezza il mento. Lo ha costretto a rimanere, lo ha trattenuto mentre cercava di rivestirsi, dopo il sesso, e lo ha tirato di nuovo su di lui.
- Resta – gli ha detto, in un ordine che sapeva molto più di preghiera. Il pittore non ha potuto dire di no.
È un tepore piacevole e insolito, intimo in un modo che va al di là del sesso, al di là del vedersi nudi e divorarsi a vicenda. Seungho non lo ha mai sperimentato, non ha mai dormito con un altro essere umano, neanche da bambino gli era mai stato concesso di dormire nello stesso lettino con uno dei suoi fratelli.
Na-kyum è piccolo e fragile, in quei mesi ha perso peso, e gli sta raggomitolato sul petto, immobile, quasi terrorizzato di svegliarlo o di ricordargli di essere lì. Seungho non è del tutto certo di riuscire a individuare i gesti involontari, dettati dalla paura, da quelli che stanno entrando pian piano nella loro routine.
Altre volte Na-kyum si è addormentato, dopo il sesso, stremato dall’amplesso e dal pianto; cento altre volte Seungho lo ha visto dormire, lo ha ripulito in un moto di imprevedibile bontà, ma mai hanno dormito insieme. Mai si è lasciato toccare per così tanto tempo senza farsi sfuggire segni di nervosismo o di fastidio. Na-kyum non può dirgli a voce di no, ma il suo corpo non si è ancora del tutto arreso, quindi Seungho li coglie, quegli spasmi, quei sussulti, che li allontanano impercettibilmente e al tempo stesso moltissimo.
Non ci sono movimenti o sussulti o lamenti e Seungho si compiace di averlo addomesticato al punto da farlo rimanere nel suo letto senza eccessivi problemi – come se fosse uno dei gatti randagi che portava in casa di nascosto, da bambino, e che suo padre, puntualmente, faceva ributtare in strada.
Gli carezza appena i capelli neri, glieli sposta dalla fronte; con l’altra mano gli sfiora la spalla e poi lo stringe. Piano, improvvisamente spaventato all’idea di svegliarlo. Vuole fargli cose, cose che non sono il sesso, che non sono dettate dal bisogno di dilaniarlo e possederlo, cose che gli sono sconosciute. Disegna una serie di cerchi piccolissimi sulla sua pelle e Na-kyum sospira. Un sospiro basso e piacevole, ben diverso da quelli che gli sfuggono durante il sesso.
Un sospiro rilassato, di chi si sente a proprio agio, non in pericolo.
Le voci nella sua testa sono solo un bisbiglio bassissimo, non c’è lo schiocco della lingua di suo padre, né nessuna parola o frase confusa e oscena. A Seungho piace quella sensazione di quasi pace e stringe un po’ di più il corpo del ragazzo e lo copre meglio con la coperta. Sono entrambi nudi e fa freddo. Il fuoco della stufa si è ormai spento, rimangono solo le braci, ma a nessun servo è permesso entrare nelle sue stanze quando sono insieme e lui non ha intenzione di alzarsi per ravvivarlo.
Il sonno è vicino, Seungho lo sente, mentre gli fa diventare le membra molli e le palpebre pesanti. Non vuole dormire, gli piace quella situazione di tepore e contatto e al tempo stesso sa che non gli si ripresenterà con altrettanta semplicità un’opportunità simile. Non chiederà di nuovo a Na-kyum di rimanere nella sua stanza e domani lo possiederà di nuovo con foga, solo per essere sicuro che non lo consideri debole o patetico, giusto per ricordare a lui e a se stesso di essere lui il padrone, di avere lui il totale e assoluto controllo sulla vita e sulla morte di Na-kyum, per ricordargli di essere solo un corpo e nient’altro.
Il ronzio nella sua testa si accentua un po’ e Seungho un po’ si agita; l’immobilità non gli è mai appartenuta, mai in un solo momento della sua vita è rimasto fermo a lungo, né per se stesso e tantomeno per qualcun altro. Na-kyum si sveglierà e lui sarà costretto a uscire da quel bozzolo di calore e tranquillità e dovrà divorarlo, possederlo e farlo singhiozzare e gemere. Deve essere punito, sì, perché è un corpo e nulla più e non deve pensare altrimenti, non può permettersi di fargli provare qualcosa – Seungho non deve provare niente.
Una mano poi gli si poggia sulla guancia, con delicatezza, in una carezza quasi affettuosa. Il silenzio resta, quello è immutato, e nessuno di loro parla, mentre la mano di Na-kyum gli disegna gli zigomi o la piega affilata degli occhi. Il movimento si arresta tra i suoi capelli, solo per qualche secondo, poi la carezza continua e Seungho sospira a propria volta e il naso di Na-kyum gli si preme contro la mascella. Profuma di buono, è tiepido e piacevole e rassicurante e placa ogni angoscia o malumore con una semplicità che a Seungho dovrebbe fare quasi paura. Na-kyum è inconsapevole di non essere solo un corpo e non osa chiedere altro.
È piacevole e nessuno lo ha mai toccato così, senza altro fine se non calmarlo.
Seungho scivola pian piano nel sonno e le voci nella sua testa tacciono di colpo.