La mia bambina
Mar. 24th, 2021 10:54 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Storia scritta per la VII settimana del COWT11;
M1
3383 parole + “Leave. Leave right now!”
- Vattene. Vattene subito – sbotta con una ferocia che non gli appartiene e che lui stesso non riconosce – Esci da casa mia! – ripete ancora una volta e sente la testa girargli.
Non hanno mai discusso, mai litigato. Jinora è sempre stata una creatura pacata e pacifica, la sua bambina, e non hanno mai avuto bisogno di arrivare ad alzare la voce. Tenzin quasi non credeva che sua figlia, che la sua Jinora, che la sua bambina, potesse alzare la voce, potesse essere arrabbiata con lui o addirittura mancargli di rispetto.
E lei lo fa e c’è un qualcosa di così definitivo e terribile, che gli manca il fiato. Non pensava di vedere mai, quel giorno, che non sarebbe mai successo, che fosse un’eventualità che mai avrebbe toccato la sua vita e la sua quotidianità-
Vattene subito gli rimbomba nelle orecchie, seguendo il ritmo del sangue che gli martella nelle tempie e gli fa girare la testa, in un ronzio che non accenna a diminuire.
Nessuno dei presenti dice niente, congelati sul posto, per un tempo lunghissimo – neanche Ikki, e Ikki non sa stare con la bocca chiusa per più di mezzo respiro - e per un secondo Tenzin potrebbe anche credere che non sia accaduto, che sia solo uno scherzo della sua mente, che he se lo sia immaginato. Che non lo abbia fatto davvero. Poi incontra gli occhi della moglie: Peema sembra così arrabbiata, così rossa, con gli occhi ludici e le labbra che tremano, che Tenzin si sente improvvisamente un bambino capriccioso che sta per essere sculacciato.
- Tenzin, che cosa hai appena fatto? -
*
Quando nasce, Jinora è una bambina bellissima, con le gote paffute e qualche ciuffo di capelli sottilissimi. È bella come la madre e Tenzin avverte un’inspiegabile stretta allo stomaco quando la tiene per la prima volta tra le braccia e le manine piccolissime gli stringono la barba e lo tirano appena, pianissimo
È la sua prima figlia e Tenzin cerca di mantenere un controllo quasi ridicolo, mentre le carezza la testa e le rimbocca le coperte sotto l’occhio attento di sua moglie, Peema.
L’isola dei Dominatori dell’Aria è improvvisamente di nuovo in fermento e c’è un via vai di persone di cui Tenzin ricorda a malapensa il nome. Tutti si congratulano, fanno loro gli auguri e portano regali.
Sua madre, Katara, sembra contenta come una ragazzina, come non la vedeva da quando suo padre era mancato e Tenzin fa forza su se stesso per non camminare a mezzo metro da terra e a sorridere in modo ridicolo e poco appropriato al suo ruolo.
Quando sono soli, quando non c’è nessuno, neanche Peema, Tenzin le carezza la testa, le rimbocca le copertine e la osserva dormire nella piccola culla che, tanti anni addietro, era stata la sua e poi dei suoi fratelli. Talvolta si ritrova a parlarle addirittura con una vocina stupida e squillante, in una pessima copia del tono allegro e leggero di un bambino, e si vergogna di se stesso.
- Sei la mia bambina – le confida piano, con una tenerezza di cui non pensava di poter essere capace. Jinora lo osserva, gorgoglia e gli mostra le gengive e Tenzin si sente accendere nelle viscere.
La paternità, si dice, sarà più ardua di qualsiasi cosa abbia affrontato fino a quel momento.
*
Jinora è piccola ed esile, una bambina silenziosa e timida che passa quasi del tutto inosservata. Impara a parlare nei tempi prestabiliti, così come a camminare o a mangiare da sola. Ha quattro anni quando inizia a vestirsi da sola e Peema continua a pettinarle i capelli più per abitudine e un indicibile desiderio di godersi quanto più a lungo quel momento tutto loro, che per la reale necessità di farlo.
Jinora è pacata e tranquilla e non dà problemi e, quando nascono i sui fratellini, quasi ci si inizia a dimenticare di lei. Non si mette nei guai, non fa i capricci, neanche litiga con gli altri bambini. È una piccola ombra, la piccola ombra di Tenzin.
Ikki è rumorosa e frenetica, perennemente in disordine e invischiata in qualcosa di losco con Meelo; Meelo è il piccolo di cada, che si diverte a organizzare scherzi o agguati. Jinora li segue, veglia su di loro, gli insegna a camminare, a parlare e anche a leggere. Jinora è la bambina perfetta e Tenzin ne è talmente orgoglioso che, la sera, quando è a letto con la moglie, deve far forza su se stesso per non raccontarle i progressi di loro figlia con troppa enfasi.
- Diventerà una dominatrice dell’Aria – le dice, con una punta di orgoglio che non può celare – Ne sono sicuro –
- Non ha importanza – lo riprende Peema, con la voce impastata di chi sta per cedere al sonno e Tenzin un po’ è d’accordo, non ha importanza, ma in cuor suo lui lo sa e lo spera che tutti suoi figli siano dominatori dell’Aria – per Jinora lo spera un po’ di più.
*
Ha quattro anni quando domina l’Aria per la prima volta – Ikki è un fagottino rumoroso e roseo e Peema è in attesa di Meelo.
Sono a tavola, fuori piove e a Jinora sfugge uno starnuto. Produce un mulinello d’aria che manda all’aria tutta la cena e Peema strilla e un po’ di zuppa schizza sulla parete e sui vestiti di tutti.
Jinora si fa piccola piccola, più piccola di quello che è, quasi come se fosse possibile, pronta a essere sgridata. Non è davvero sicura di cosa sia successo, ma sa che è stata lei a farlo, che il disordine è colpa sua e che a suo padre non piace che facciano pasticci quando stanno cenando.
Tenzin non dice una parola, mente Peema continua a stringersi la pancia istintivamente e Ikki gorgoglia allegra e ignara nel seggiolone, divertita dalla purea di patate dolci che le ricopre la faccia.
Jinora trema e si copre il viso con le piccole mani, mentre vede l’ombra del padre incombere su di lei.
- La mia bambina – dice Tenzin, con la voce accesa da un’emozione che Jinora, nella confusione, non riesce a riconoscere. Si sente sollevare e il padre la alza e la tiene sospesa a mezz’aria, quasi saltellando sul posto e Jinora non capisce ed è quasi sull’orlo del pianto e del riso allo stesso tempo.
- La mia bambina è una Dominatrice dell’Aria – dice ancora, la voce rotta dall’orgoglio, facendola girare su se stessa e poi stringendola a sé
Jinora avverte solo la barba del padre pizzicarle la fronte e poi scoppia a piangere.
*
Jinora è una Dominatrice dotata e talentuosa, naturalmente portata per il Dominio dell’Aria; è leggera e piccola e minuta, tanto tranquilla quanto pacata e disciplinata.
Esegue con costanza gli esercizi e Tenzin trova incredibilmente semplice e naturale insegnarle. Un po’ rivede se stesso, con suo padre, quando gli insegnava i segreti dell’Aria e ne è felice e triste allo stesso tempo.
Aang sarebbe stato orgoglioso di lei, di loro, tanto quanto lo è Tenzin, se non forse anche di più.
Il sogno di suo padre, dell’Avatar Aang, era quello di far rinascere la nazione dei Nomadi dell’Aria, di ricostruirla dalle fondamenta, tassello per tassello, pietra su pietra. Tenzin sarebbe riuscito a realizzare quello che suo padre non aveva potuto. Lui sapeva che i tuoi figli – tutti i suoi figli – saranno Dominatori dell’Aria, deve solo sperare che siano dotati come Jinora.
Jinora è la sua bambina e il suo orgoglio ed esegue con facilità tecniche che lui ha padroneggiato da ragazzino, se non da adolescente.
Jinora è anche diligente e assorbe come una piccola spugna gli insegnamenti che le dà, i racconti sul loro popolo e sulle loro origini, sulla loro storia.
Quello che lo sorprende di più, però, è sicuramente il fatto che una bambina così piccola sia in grado di concentrarsi e meditare anche per ore intere. La mattina si allenano, esercitano il Dominio dell’Aria e si dedicano al corpo e alla sfera terrena; il pomeriggio è il momento della meditazione.
Si siedono in silenzio, nel punto più tranquillo e pacifico dell’Isola dei Monaci dell’Aria e meditano. Jinora lo fa con facilità, riesce a rilassare le membra e a svuotare completamente la mente, anche se è una bambina e i bambini dovrebbero essere frenetici e insofferenti all’immobilità. Talvolta meditano per così tanto tempo che Tenzin socchiude uno degli occhi per osservare la figlia e accertarsi che non stia dormendo.
- La mia bambina – le dice piano, quando stanno facendo ritorno, fianco a fianco, a casa, per cenare e il cielo si è già fatto scuro e la giornata volge al termine.
*
A Tenzin sembra quasi che Jinora resti immutata nel tempo. È la sua bambina e quasi non si accorge che stia crescendo. È sempre piccola e paffuta e mite e quasi non ci si accorge di lei e lui ne è molto orgoglioso e allo stesso tempo protettivo. Non hanno lo stesso rapporto che lui ha con Ikki o con Meelo. Ama tutti i suoi figli, ma deve fare forza su se stesso per non ammettere, almeno a sé, che Jinora è la sua bambina. È la sua primogenita, l’esserino microscopico che per primo ha fatto vacillare il suo mondo e lo ha reso improvvisamente fragile e dubbioso. Gli viene sempre da sorridere nel ricordare le prime volte in cui l’ha presa tra le braccia, terrorizzato all’idea di farle del male, di farla cadere o di sbagliare qualcosa. Jinora si era limitata a gorgogliare e a rimettergli sulla tunica arancione dei Nomadi dell’Aria.
Tenzin è un uomo tutto d’un pezzo, un guerriero, un maestro del Dominio dell’Aria, il capo della sua famiglia e uno degli uomini che stringono tra le mani il destino del mondo. Jinora invece ha l’incredibile capacità di piegarlo e ricordargli che ha un cuore.
Talvolta gli sembra di scorgere i tratti graziosi di sua moglie, di Peema, quando osserva la figlia. Jinora è bella come la madre – per fortuna – ma al tempo stesso ha ereditato qualcosa di così simile a suo padre, all’Avatar Aang, che Tenzin ne è quasi geloso.
Il modo in cui si muove, alla concentrazione nell’esercizio del Dominio dell’Aria, la naturalezza con cui riesce a meditare. È dotata oltre ogni possibile desiderio o speranza e Tenzin non ha dubbi sul fatto che suo padre la osservi e ne sia estremamente compiaciuto.
*
A tredici anni a Jinora vengono impressi i tatuaggi dei Nomadi dell’Aria, le frecce blu che corrono sui loro corpi, a indelebile memoria di chi sono e per cosa vivono. A tredici anni Jinora entra, per le tradizioni della loro gente, nell’età adulta. È una giovane donna e non riesce a nascondere l’emozione di quel momento di passaggio, se ne va in giro per l’isola dei dominatori dell’Aria con il naso all’insù e le labbra piegate verso l’alto.
I monaci iniziano a trattarla come un’adulta, le parlano come si farebbe con una adulta, anche Peema si adatta alla cosa e smette di cercar di intrecciarle i capelli e resiste all’impulso di lisciarle le pieghe che le si formano sulle vesti arancioni. Ikki e Meelo anche, seppur sembrino più attirati dai tatuaggi e dalla prospettiva di non essere più dei bambini e di poter partecipare alle decisioni degli adulti, senza più dover sottostare a quanto viene loro detto.
- Ti senti diversa? – le chiedono, mentre le ronzano attorno come al solito, fastidiosi e molesti come solo loro due sanno essere. Meelo sta rapidamente crescendo ed è diventato quasi alto quanto lei, mentre Ikki si è fatta crescere i capelli e si rifiuta di farseli pettinare dalla madre, quindi se ne va in giro con due codini per niente simmetrici e piuttosto disordinati.
- Sì – risponde Jinora e sorride, gonfiando un po’ il petto in un moto di orgoglio che quasi sembra estraneo e innaturale se associato a lei.
Tenzin la guarda e continua a vedere la sua bambina, i tatuaggi non cambiano niente.
Si chiede se anche suo padre abbia provato la stessa cosa. Sicuramente no, si dice, prima di scacciare quel pensiero.
*
Jinora cresce, diventa più alta, inizia a portare la tunica dei maestri dell’Aria e a insegnare ai nuovi Dominatori dell’Aria. I tratti del viso perdono man mano rotondità e diventano meno dolci e più maturi; i capelli le crescono e prende l’abitudine di intrecciarli in una pettinatura seria e castigata, che esalta il profilo severo e imperturbabile.
Jinora diventa donna molto prima che Tenzin se ne renda conto – è l’ultimo a realizzare che non sia più una bambina, la sua bambina. Rapidamente smette di essere la sua allieva, fino a superarlo. Sa estraniarsi con una perfezione tale da poter fare quello che a Tenzin è sempre stato precluso: entrare nel mondo degli spiriti. E Tenzin ne è follemente orgoglioso e al tempo stesso nutre per questa cosa una punta di invidia – e quindi di vergona.
*
Bolin è rumoroso, infantile e poco affidabile. Tenzin ne ha sempre tollerato la presenza, istintivamente avverso a qualsiasi dominatore della Terra.
Tenzin è consapevole che sia naturale per l’Avatar circondarsi di diversi dominatori, creare un piccolo gruppo di fidati e di amici su cui contare. Lo ha fatto suo padre, Aang, e innumerevoli Avatar prima di lui. Ne è consapevole e quindi tollera la sua presenza, non fa parola con Korra, con Peema o con chiunque altro del suo fastidio e pian piano si abitua alla sua presenza, ad averlo intorno e con il tempo si affeziona addirittura. Avere a che fare con Korra, averla nella propria vita, nella propria famiglia, gli insegna a temprare la propria pazienza – e i propri timpani – e addirittura, quando l’avatar non in giro, il silenzio inizia a sembrargli strano.
Li vede crescre, un po’ come dei figli, Korra, Mako e Bolin. Li osserva diventare adulti, raggiungere i propri sogni e inserirsi all’interno della società senza eccessivi problemi. Sono guerrieri, dominatori, eroi. Li vede salvare il mondo più di una volta, portare avanti il sogno di suo padre e raggiungere risultati che Aang non avrebbe neanche potuto immaginare. Tenzin nutre verso di loro una punta di orgoglio e di nostalgia per una serie di avventure di cui ha solo sentito parlare e che non lo hanno mai visto davvero protagonista. Lui è, è sempre stato, sempre sarà un personaggio di secondo piano, solo il figlio di un grande eroe, dell’avatar, il maestro di un grande guerriero, un altro avatar; gli sta bene, è cresciuto con la consapevolezza e il dovere di non doversi far turbare dalle cose materiali, di non dover fare mai niente per averne un tornaconto personale, di non dover essere avido o invidioso o vittima di quelle debolezze proprie dell’animo umano.
Bolin diventa pian piano un membro adottivo della loro famiglia, che si completa di amici tanto vicini da dimenticare quasi di non aver lo stesso sangue.
- È il ciclo dell’Avatar – gli dice una sera sua madre, Katara, con la voce velata da una punta di malinconia e gli occhi fissi davanti a sé, lontani a un tempo in cui anche lei era una ragazzina e tutti i suoi amici erano vivi e la sua famiglia formata da amici amati come fratelli e sorelle – da Aang.
*
Tenzin è così concentrato sul suo ruolo nel Consiglio di Republic City, sull’addestrare i nuovi dominatori dell’Aria, nel ricostruire i tempi e trovare nuovi discepoli, che inizialmente non ci fa caso.
Le visite di Bolin diventano un po’ più frequenti, man mano, un po’ più lunghe e Ikki e Meelo ridacchiano divertiti e punzecchiano Jinora. Tenzin la vede arrossire appena e un po’ gli si contorce lo stomaco. È la sua bambina, è troppo presto.
*
- È ancora una ragazzina – sbotta una sera, mentre è nel letto con Peema e non riesce a dormire.
Korra e Bolin sono stati da loro, quel giorno, e Jinora è sparita per un po’ e anche il dominatore della terra.
La moglie si rigira nel letto, sbuffa. Era quasi caduta nel sonno e il corpo è pesante e intorpidito. Si sprimaccia il cucino e si mette a pancia in su, le mani intrecciate sul grembo e le sopracciglia contratte.
- Tenzin – inizia Peema, cercando di trovare le parole. Ha già ripetuto quel discorso nella sua testa decine di volte, sicura che sarebbe arrivato il momento di affrontare la questione col marito. Non ha neanche bisogno che l’uomo specifici il motivo del suo fastidio – Jinora ha ventuno anni. È una donna – continua, con la voce pacata e conciliante.
- È ancora troppo giovane per uscire con i ragazzi – riprende Tenzin, agitandosi sotto le coperte. Si liscia convulsamente il pizzetto come è solito fare quando è infastidito o troppo stanco per poter fare qualsiasi cosa.
- Io avevo diciannove anni quando ci siamo conosciuti – gli dice allora lei, la voce accesa da una punta di divertimento – di nostalgia?
- Erano altri tempi – le risponde deciso, sicuro
- Per l’amore del cielo, caro – fa roteare gli occhi e arriccia il naso – Ikki ha un fidanzato già da diverso tempo, Meelo va dietro alle ragazzine da quando gli sono usciti i primi peli, Roahn ha iniziato a fare il piacione con le ragazze ancora prima di imparar a camminare… Lasciala stare. Jinora è adulta e responsabile, Bolin è quasi cresciuto in questa casa, è nostro amico, è amico dell’Avatar, è un bravo ragazzo, la tratterà bene. E probabilmente non sarà l’ultimo ragazzo interessato a lei. Lo devi accettare, non è più una bambina. Non dire niente. Ricordi quando mio padre non voleva neanche vederti? Ecco, avrebbe dovuto insegnarti qualcosa. Sei sempre il solito cocciuto –
- Ma –
- È ora di dormire, caro – gli dice ancora, per l’ultima volta, prima di girarsi su un fianco e darli le spalle.
Tenzin trascorre il resto della notte quasi insonne, immaginando i peggiori scenari possibili nella sua mente e i modi più creativi per uccidere quel ragazzo, qualsiasi ragazzo.
- Ikki ha un fidanzato? – chiede all’improvviso, ma non arriva risposte e Tenzin non è del tutto sicuro se la moglie stia dormendo o lo stia solo ignorando.
*
Cerca di seguire i consigli di sua moglie, finge di non vedere la figlia arrossire, di non accorgersi degli sguardi di Bolin o il modo in cui reagisca Jinora; finge di non accorgersi delle lunghe passeggiate solitarie che fanno; finge di non vedere il modo tenero in cui Jinora sfiora appena il viso del dominatore della terra; finge di non vederli sfiorarsi le mani sotto al tavolo, a cena, davanti a lui, a loro, a tutti; finge di non sapere dove Jinora vada, quado lascia l’Isola dei Nomadi dell’Aria; finge di non accorgersi del modo più elaborato in cui Jinora si acconcia i capelli o di come il chiacchiericcio eccitato delle figlie temini nel momento in cui lo vedono, entrambie con gli occhi accesi dall’eccitazione e le guance arrossate dalla vergogna e dal riso.
Tenzin è un diplomatico, un dissimulatore, un uomo abituato a soprassedere e sminuire i fastidi giornalieri per raggiungere la pace e la liberazione dai problemi terreni.
Riesce addirittura a fingere di non vedere, dalla finestra del suo studio, Bolin chinarsi su sua figlia e baciarla e Jinora spingersi contro il corpo dell’altro, in un modo del tutto privo di alcuna parvenza di vergogna o castità. Jinora è una donna, Jinota è adulta, Jinota è responsabile e Bolin la tratterà bene. Se lo ripete nella testa, come un mantra, rievocando le parole di Peema e facendo forza su se stesso per trovare la pace e la tranquillità
Riesce a fingere tante cose, finché un giorno entra nella stanza della figlia e vede quello che un padre non vorrebbe mai vedere – e poi esplode.
*
Chiedere perdono, farsi vedere debole e fragile, ammettere di aver sbagliato e di aver perso il controllo, di essere stato egoista e geloso e tutta una serie di cose sbagliate e immorali per un monaco dell’Aria, è difficile. Tenzin impiega un tempo lunghissimo e passano giorni, mesi, quasi un anno prima di rivedere Jinora.
- Non sono più la tua bambina – gli dice lei, la voce incolore, lo sguardo limpido e privo di rabbia o insofferenza.
Tenzin si sente ancora più mortificato e tace. Ai suoi occhi, improvvisamente non è più la bambina, la neonata, la ragazzina che ha tenuto tra le braccia e a cui ha insegnato a parlare. Inizia a trattarla come una donna, come un’adulta, non le dice più che è la sua bambina, non lo dice neanche più a se stesso, e con il tempo ricostruiscono il loro rapporto.
Jinora, però, improvvisamente non si sente più soddisfatta o orgogliosa di essere una donna, di non essere più una bambina.