irgio: (Default)
[personal profile] irgio
 
  • Scritta per la quinta settimana del COW-T9;
  • prompt: scontro;
  • 728 parole;





C’è un piacere sottile, quasi animalesco, nel colpire, ferire, sentire la pelle che impatta contro quella dell’avversario, nelle ossa che scricchiolano e il sangue che esce.

La folla grida, scalpita e li incita a continuare fino a che uno dei due non ne può più, finché uno non si arrende o cade e muore. Le luci sono puntate su di loro e la gabbia che li imprigiona, ne impedisce la fuga o la resa. Sanno che solo uno dei due potrà uscirne intero e arrendersi non è una prospettiva accettabile.

Un pugno, un calcio, una parata, un alto pugno, in una sequela infinita e disperata, col sangue che gli pulsa nelle orecchie e i denti che si stringono all’inverosimile. Uno davanti all’altro, non conoscono neanche i loro nomi e non ha importanza, sono solo carne da macello, personaggi senza identità o spessore che si affrontano per il godimento di altri. Si sono incrociati nelle loro celle, nei piani inferiori, ma non si sono mai parlati. Parlare non è proibito, ma è stupido. Conoscere i nomi dei propri nemici, dei propri avversare, la loro storia, la loro vita, è una debolezza che può diventare fatale. Un attimo di esitazione ricordando il suono di una voce o un nome può decidere la fine dell’incontro e quindi inesorabilmente la propria morte.

Vivono insieme, ammucchiati come animali; conoscono la puzza delle feci l’uno dell’altro, i versi strozzati che emettono nel sonno, sanno riconoscere quando l’uno o l’altro sono malati o stanchi, ma non sanno i loro nomi. È un tacito accordo, quello di non dirli, di non parlarsi, di non affezionarsi, di non creare legami fiacchi e temporanei.

Colpire, ferire, sopravvivere deve essere il loro unico interesse, l’unico motivo per cui svegliarsi e riaddormentarsi e sopportare tutto quello che c’è nel mezzo. Non c’è speranza di fuga, non c’è una prospettiva futura più rosea, solo l’amara consapevolezza di poter prolungare ancora di un giorno la propria esistenza resistendo un po’ di più, colpendo un po’ più forte, dimenticando un po’ di più chi si era prima di entrare nella gabbia.

Alcuni sopravvivono dimenticando se stessi a favore della bestia che giace nei loro animi e che li trascina disperata verso la vita, altri si arrendono, si aggrappano a quello che erano e lasciano che le bestie altrui li dilanino inesorabilmente. In entrambi i casi, offrono uno splendido spettacolo e i loro padroni, i loro aguzzini, ne sono compiaciuti.

Colpisce ancora il suo avversario e dentro di lui la bestia gioisce, avvertendo la fine dell’incontro fari più vicino e quindi la possibilità di vedere l’alba di un altro giorno; colpisce e l’avversario vacilla, indietreggia e sa già dove colpirlo di nuovo per non ucciderlo subito. Gli spettatori vogliono uno spettacolo, vogliono l’intrattenimento, la ferocia del combattimento all’ultimo sangue, due o tre incredibili attacchi, non che lo scontro finisca rapido e indolore. Non sarebbe divertente, non sono lì per quello.

Sputa per terra e colpisce una, due, tre volte l’avversario, il nemico, il compagno di cella e di torture; lo colpisce e vorrebbe che ci fosse una a caso delle facce che vede nella folla davanti a lui al suo posto.

Quando alla fine ne hanno abbastanza e una delle sentinelle gli fa un piccolo cenno di consenso, lo finisce. Spezzare il collo è un’arte che ha imparato con il tempo; è scenografica e gli spettatori rimangono per qualche secondo col fiato sospeso, mentre il suono dell’osso rotto risuona tra di loro cupo. Spezzare il collo è rapido e indolore, è un gesto di misericordia che sente di potersi concedere, anche se la bestia dentro di lui non approva tutta quella morbidezza.

Il corpo si affloscia tra le sue mani e cade privo di vita e la folla emette un boato, festeggia e ritira la vincita della propria scommessa o si maledice per aver puntato sul cavallo sbagliato.

La furia e l’eccitazione per la battaglia scemano e lui viene ricondotto nella propria cella, insieme ad altri senza nome e senza faccia, solo con la puzza dei loro corpi e gli umori della loro paura.

Il giorno dopo lo scontro si ripeterà ancora e anche quello dopo ancora, in una sequenza infinita e alienante fatta solo di combattimenti e scontri senza faccia, con nuovi corpi da macellare che vengono acquistati e venduti e con le bestie che dentro di loro nascono, crescono e li annientano.








Profile

irgio: (Default)
irgio

April 2023

S M T W T F S
      1
234 5678
9101112131415
16171819202122
23242526272829
30      

Style Credit

Expand Cut Tags

No cut tags
Page generated Jun. 30th, 2025 06:45 pm
Powered by Dreamwidth Studios